Torre Embriaci

Annotazioni/Descrizione

Note

La costruzione della torre è legata al nome del celebre Guglielmo Embriaco che, assieme alla flotta di Primo di Castello, si distinse nella conquista cristiana di Gerusalemme del 1099. Nel 1101 l’Embriaco venne eletto dal Comune di Genova Consul exercitus ianuensis e si impadronì di Arsouf e Cesarea; il ricco bottino, che contribuì a sostenere l’onerosa prosecuzione del cantiere del Duomo di Genova, annoverava fra gli altri oggetti preziosi il Sacro Catino. Oggi conservato presso il Museo del Tesoro della Cattedrale di S.Lorenzo, per secoli si è creduto di smeraldo e nel quale la tradizione vuole che Cristo abbia mangiato l’agnello pasquale.

Struttura architettonica

Originariamente identificato come domus con torre della famiglia Embriaci, il palazzo venne ceduto ai Cattaneo (1514) quando il ceppo originario, mitico erede delle imprese crociate, non aveva più l'autorevolezza di Guglielmo Embriaci conquistatore di Gerusalemme. 
Nel 1583 fu acquistato da Giulio Sale che lo ristrutturò due anni dopo, secondo i canoni contemporanei.
Dopo il 1607 il palazzo passò a Gio. Francesco Brignole I (doge nel 1635 - 1637) che vi apportò le trasformazioni leggibili nella fisionomia attuale. 
Oltre ad una quadratura esterna, di cui rimangono pochi segni, vi sarebbero ancora affreschi attribuiti ad Andrea Ansaldo. 
Nel 1616 si verificò il primo intervento di sopraelevazione, a partire dal 1680 inizia il progressivo declino della costruzione che rimase proprietà dei Brignole Sale fino al 1869, anno in cui passò ai Melzi d'Eril.
Del complesso, la cui leggibilità architettonica fu compromessa alla fine del XIX secolo con la suddivisione in unità abitative indipendenti, l'elemento più monumentale rimane la torre. La costruzione di quest’ultima torre può essere collocata al principio del XII secolo. La massiccia struttura in grossi blocchi di pietra bugnata, alta 41 metri, presenta sottili feritoie nelle cortine murarie per l’illuminazione e alla sommità è coronata da una triplice cornice di archetti pensili sempre più aggettanti. Il motivo degli archetti pensili su mensole in pietra, sormontato dalla cornice a dente di sega, si trovava in quasi tutte le chiese dell’epoca, ma la sua ripetizione in ordini sovrapposti è senza dubbio originale. In modo analogo si coronarono altre torri di cui unico esempio completo, però duecentesco, è nella torre degli Spinola in piazza Caricamento. Potrebbe supporsi che il materiale impiegato provenisse dagli avanzi della prima cerchia di mura (post 864), ormai abbandonata, che correva poco lontano, mentre la tecnica era sempre la medesima usata nell’alto medioevo sul modello di quella tardo-romana.In città altre torri medievali in pietra, ormai mozzate in sommità, si trovano in Via di Canneto il Lungo, Vico Dietro il Coro di San Luca e nelle vicinanze del porto. Torre Embriaci è infatti una delle poche sopravvissute ad un’ordinanza del 1196 che impose la riduzione dell’altezza di tutte le torri cittadine ed inoltre è una fra le poche, connotate politicamente, risparmiate dai periodici cambi di governo. Infatti, il podestà Drudo Marcellino ordinò che nessuna torre potesse superare l’altezza di 80 palmi (circa 20 metri). Mentre tutte le altre torri (ben 66 in tutta Genova fino al XIII secolo, 33 alla fine del XV secolo) vennero mozzate, una lapide posta alla sua base ricorda che la Torre degli Embriaci - alta 165 palmi - fu risparmiata, forse in ricordo delle gloriose imprese di Guglielmo Embriaco in Terrasanta. La torre fu sottoposta nel 1926 ad un restauro integrativo (Orlando Grosso) della parte terminale e che vide l’aggiunta della merlatura guelfa.

 

Bibliografia

F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova. Terza giornata, Genova, 1846.

Poleggi E., Cevini P., Genova, Laterza Editori, Bari, 1981.

AA.VV., Liguria, Guide d’Italia del Touring Club Italiano, Milano, 1982.

AA. VV., La scultura a Genova e in Liguria. Dalle origini al Cinquecento, Fratelli Pagano Editori, Genova, 1987.

Poleggi E., Genova: una civiltà di palazzi, Silvana Editoriale, Milano, 2002.

Situata nella zona più antica di Genova, quella dove sorgeva il “castrum”, si lega al nome di quel Guglielmo Embriaco che «crociato […] tornò vincitore da Cesarea» .

Le Guide

Federico Alizeri


Alizeri asserisce di non sapere se la famiglia costruì la torre per difesa personale o se, semplicemente, fosse congiunta alle mura, servendo da difesa pubblica «certo è ch’ella levasi in alto per 165 palmi […] e da imo a sommo (ch’è cosa mirabile) costrutta di pietre vive e partita d’archetti in più ordini, con magistero sì diligente e sottile, quanto non troveresti per avventura in altro monumento di quell’età» .
Federico Alizeri narra che, nel 1196 Drudo Marcellino, podestà di Genova, diede ordine che le torri non superassero gli 80 palmi d’altezza e che quelle già esistenti, violanti il suo ordine, venissero ridotte all’altezza decisa. La Torre Embriaci, venne risparmiata «o per rispetto all’illustre casato, o per pietà del singolar monumento.
Di questo fatto tien conto una lapide murata al fondo nel 1869 per cura della fu nobil donna Ludovica Brignole-Sale […] nella cui proprietà si condusse ultimamente la torre, passata per correr di secoli dagli Embriaci nei Cattanei, e da questi nei Sale»


Bibliografia Guide

  • Alizeri Federico, Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Bologna, Forni Editore, 1972 pag. 66
Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022